Cartesio

René Descartes, celebre matematico e filosofo francese, è famoso per la frase “Cogito, ergo sum” (penso, dunque sono), che sottolinea l’importanza del pensiero per confermare la nostra esistenza.

Dopo la sua morte l’11 febbraio 1650 a Stoccolma, dove insegnava filosofia alla regina Cristina di Svezia, Descartes fu sepolto in quella città. Sedici anni dopo, la Francia decise di rimpatriare le sue spoglie, con la missione affidata all’ambasciatore Hugues de Terlon. Le ossa furono trasferite in una cassetta di rame e portate a Parigi nel gennaio 1667, e poi traslate nella chiesa di Sainte-Geneviève-du-Mont, successivamente diventata il Pantheon.

Con l’avvento della Rivoluzione, molte opere d’arte furono trasferite nel Convento dei Piccoli Agostiniani, trasformato in Museo dei Monumenti Francesi. Tra questi vi erano i resti di Descartes, ma alcuni frammenti di teschio furono conservati da Alexandre Lenoir per creare anelli. Le altre ossa furono collocate in un sarcofago egizio di porfido nel Giardino Eliseo, lungo la Senna.

Nel 1816, Luigi XVIII ordinò il ritorno delle opere d’arte alle loro sedi originali. Le ossa di Descartes furono quindi trasferite nella chiesa di Saint-Germain-des-Prés nel 1819, ma il cranio era già mancante dal 1666 e non fu mai ritrovato. Nel 1821, il chimico svedese Jöns Jacob Berzelius scoprì che il cranio di Descartes era stato venduto all’asta dopo la morte del chirurgo Anders Sparrman. Acquistato da un certo Argren, Berzelius rintracciò il cranio e lo inviò a Parigi per l’esame dell’Accademia delle Scienze, che avviò una ricerca per verificarne l’autenticità.

Il cranio di Cartesio è pieno di scritte perché, nel corso degli anni, è stato acquistato e venduto da numerosi proprietari, ciascuno dei quali ha lasciato un segno della propria “possessio” del reperto. Ogni proprietario, sentendosi in obbligo di incidere la propria firma, un motto o un pensiero, ha trasformato il cranio in una sorta di bacheca circolante.

Si scoprì che il cranio era stato preso da J. Fr. Planström, capitano delle guardie civiche, e passato di mano in mano attraverso vari proprietari, finendo infine nella collezione di Sparrman. Berzelius scoprì anche che un altro cranio di Descartes si trovava all’Università di Lund in Svezia, sollevando dubbi sull’autenticità del cranio riportato in Francia. Nel 1912, l’Accademia delle Scienze scoprì che il cranio era al Museo di Storia Naturale di Parigi, ma non più in mostra per dubbi sulla sua autenticità. Paul Richer, esperto medico e artista, concluse che il cranio era compatibile con un ritratto di Cartesio del 1649, ma non vi erano prove definitive che il ritratto fosse stato fatto dal vivo.

Attualmente, il presunto cranio di Descartes è esposto al Musée l’Homme a Parigi in una collocazione modesta. Per risolvere definitivamente l’enigma, sarebbe necessario un test del DNA per confrontare i resti di Saint-Germain-des-Prés con il cranio.

Le ossa di Descartes sono state conservate come simbolo del suo immenso contributo alla filosofia e alla scienza, nonché per il rispetto e l'ammirazione che il mondo intellettuale e scientifico ha avuto e continua ad avere per lui.

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